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sabato 22 maggio 2010

"Liquirizia al cioccolato" il gusto delle favole.



Ho quindici anni e credo di avere l’età giusta per raccon-
tarvi cosa è stata la mia vita sino ad ora.
Mia madre,che ho sempre chiamato mamma Pandora,mi ha fatto nascere a casa di nonna Adolfa nella campagna marchigiana. E’ lì che ho fatto il primo pianto, poi,quando mia madre ha trovato il coraggio e la forza di aprire la sua prima pasticceria ci siamo trasferite in un paesino sul mare.
Avevo due anni, ricordo solo un camion carico delle nostre cose, e noi che lo inseguivamo con la nostra macchina che mamma chiamava due cavalli e io non ne capivo il perché.
Il negozio, il laboratorio e la casa erano un unico appartamento e permetteva a mia madre di sorvegliarmi in ogni momento.
La pasticceria, sia per la buona qualità dei dolci sia per la dolcezza che mia madre emanava, fu un successo.
Io ero sempre a casa a giocare con la mia bambola Cambogia e ogni volta che entrava qualcuno al negozio origliavo dal laboratorio quello che i clienti chiedevano a mia madre.
Non avevo il permesso di andare di là, perché mia madre diceva che il vigile, se mi avesse visto, avrebbe fatto chiudere il nostro "Zucchero filato".
Ero molto attenta a non fare nessun rumore e mi accontentavo di sentire quelle voci.
Immaginavo i millefoglie, tante foglie, il tiramisù, mia madre che prendeva in braccio il cliente, le ciambelle, dei salvagente, il tartufo, quello che la nonna grattugiava sugli spaghetti bianchi, la mousse, quella che la mamma si metteva nei capelli.

Parlavo con la mia Cambogia e le dicevo che non capivo molto i grandi, chiedevano cose molto strane e in ogni periodo dell’anno. Strana era anche mia madre.
Lei non parlava mai di me e nemmeno della nonna. Uscivamo sempre dopo cena, al buio, io non avevo bisogno del sole. Nel poco tempo libero la mamma m’insegnava a leggere e a scrivere, il lunedì, giorno di chiusura della pasticceria, passavamo tutta la giornata a dormire e a fare le pulizie che durante la settimana erano rimaste indietro.
Le uniche telefonate che arrivavano a casa erano quelle della nonna e io dopo averla salutata dovevo filare in camera perché la loro conversazione era riservata .
La mamma montava sempre la panna mentre era al telefono con lei e la nonna smontava sempre mia madre.
Come sempre ascoltavo di nascosto e sentivo mia madre che voleva buttare il passato alle spalle, che era scappata per il razzismo di mia nonna e che io, Liquirizia, tra quattro mesi avrei compiuto sei anni. Che razza di parola è razzismo? Il passato di cosa? Di verdura?! Buttarlo alle spalle? Perché
la mamma si preoccupava del mio compleanno?
Mi accorsi il primo giorno di scuola di essere un cioccolatino, in pratica una bambina di colore.
Ero sempre stata chiusa in casa, mi sentivo una sorpresina
di un uovo di Pasqua. Lei aveva voluto proteggermi; mi spiegò cosa significava razzismo e mi disse che ero bellissima e che mio padre era un cuoco che girava il mondo a bordo di grandi navi da crociera.
Ho sei anni,sono la figlia di Pandora, proprietaria
del negozio "Zucchero filato", tutti i bambini mi vogliono bene e la parola razzismo non mi pesa.
Sei più sei, ho dodici anni, non sono più un bignè, il mio corpo assomiglia sempre di più ad un profiterole e qualche volta sento il desiderio di conoscere mio padre. Le sue cartoline che provengono da ogni parte del mondo mi fanno sognare che prima o poi una delle sue tappe sarà casa nostra. Mia madre giustifica il suo comportamento, lei crede che anche l’amore ha le sue ricette segrete, quindi tempi di cottura diversi. Quando mio padre sarà proprio di mia madre finirà di girare il mondo e si fermerà da noi.
Cresco, sono iscritta al liceo e tra le lezioni di musica e di nuoto trovo il tempo per andare a far visita a mia nonna Adolfa.
Sono felice perché so che mia madre c’è e c’è sempre stata, il suo profumo di vaniglia non è mai cambiato.
Ho quindici anni, è estate, mia madre deve andare al
concorso di "Pasticcere per un anno", sono sola al negozio
e cerco d’essere brava come lei.
.......Sono a testa bassa, la porta si apre e sento un odore strano, un odore mai sentito, è mio padre.

Liquirizia




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