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giovedì 27 maggio 2010

Caro diario

Avevo cinque anni e ho capito subito che non era un gioco.  
Ci nascondevamo sotto il tavolo del soggiorno o sotto gli architravi delle porte ma non giocavamo a nascondino era l'unico modo per proteggersi da uno strano fenomeno naturale chiamato : terremoto.
Uscivamo di corsa da casa, correvamo giù per le scale saltando gli scalini per fare prima ad arrivare in strada. Non c'era una gara era la paura di rimanere sotto qualche maceria.
Nel campo vicino casa c'era una sorta di accampamento, tende blu che spiccavano tra il verde del prato.
Non erano arrivati gli indiani ma vi abitavano i terremotati senza più una casa.
Il conforto arrivava dalle scosse di assestamento nutrivamo la speranza che fossero le ultime.
Ma a volte dopo l'assestamento "lui" si faceva risentire più forte lasciando crepe tra i muri e sulle strade.
Mio nonno che soffriva di arteriosclerosi voleva rientrare a casa e andare nella sua camera, lui credeva di essere in guerra e non aveva forse tutti i torti...
Tutto questo non era un gioco ma uno scherzo che la natura ogni tanto si concede!

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