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venerdì 6 settembre 2013

Il vagone.

Arnaud Rykner

Il vagone
Ci sono viaggi e viaggi.
Questo viaggio non è una vacanza, è un viaggio verso la morte.
Vagoni merci, un treno con 2166 deportati che dalla Francia arriveranno in Germania...(non tutti).
La disumanizzazione degli ebrei iniziava proprio su questi treni chiamati "Treni della morte".
Questo viaggio è qualcosa di orribile, un vagone merci con cento persone, senza finestrini, nella stagione più calda dell'anno, senza niente da bere o mangiare, senza un bagno, senza luce...
Ho letto questo libro mentre ero in vacanza, un libro che si legge con rapidità perchè non si può credere che non ci sia una speranza per questi poveri uomini. Non si vede l'ora di arrivare alla fine del libro per capire se qualcuno di loro si salverà...
E' poetico, triste, illumina sulle atrocità che i tedeschi hanno commesso sugli ebrei, è un romanzo che racconta nel dettaglio questo viaggio infernale durato tre giorni.
Un libro scritto così bene, che ci fa sentire impotenti mentre leggiamo.
Si vorrebbe aiutare quelle povere persone perchè la loro paura, sofferenza, vergogna, dolore è percebile anche a noi.
Cosa dire? Da leggere e basta.

A Strasburgo il treno non si ferma. Meglio così.....
Una voce quasi impercettibile intona la Marsigliese, subito seguita da venti, trenta, settantadue altre voci che prima tremano, poi non tremano più, non vogliono più tremare, come le nostre gambe che di colpo si reggono, vogliono tenersi dritte, sopra il vuoto tra la Francia e quest'altro paese che gli Alleati presto distruggeranno, ne siamo sicuri......

.....Cantiamo come pazzi.
Cantiamo come disperati.
Cantiamo per niente.
Come muggiscono le bestie.
Sì, cantiamo stupidamente questo inno che ho sempre detestato e poi ho iniziato ad amare nei momenti peggiori, e questo è il peggiore.
Cantiamo questo inno diventato il nostro unico rifugio, il solo riparo dove ritrovarci insieme.
Cantiamo come un sol uomo, davvero formiamo una sola voce, un solo corpo dolorante.

......Il treno continua la sua corsa.
Nessuno fiata.
Il paesaggio scorre senza di noi.


P.s. (mi sono ripromessa d'imparare l'inno di Mameli il rifugio degli italiani)

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