E il sole distilla quelle erbe in essenze, e il loro sentore vaga salendo dalle macchie di roverella fin qui, dove l'ospite si affaccia sul ciglio di un giro d'orizzonte senza riuscire a comprendere tutto con un solo sguardo: troppo alta la montagna, troppo lunga la linea del mare.
Ma la vastità non lo opprime, non è nuda disumana vastità; lo accoglie invece come se fosse ridotta domestica, smussata da un millenario lavorio.
O forse è l'ospite che è consegnato al suo cospetto addolcito da qualcosa che percepisce dentro di sé ; forse è la dedizione degli uomini che lo accompagnano, i guardiani di questa bellezza, i figli dei figli dei piceni che hanno ereditato il dovere da cui nessuno è mai stato sciolto di conservare tutto ciò che gli è stato offerto.
E sa che la vastità può essere un riparo quando agli occhi di chi ne è posseduto si fa bellezza senza lo sconcerto dell'alterità.
L'uomo non ha mai avuto la potestà di prendere per sè la bellezza del mondo, ma la sua anima sì.
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